Rama II (Urania Jumbo) by Arthur C. Clarke & Gentry Lee

Rama II (Urania Jumbo) by Arthur C. Clarke & Gentry Lee

autore:Arthur C. Clarke & Gentry Lee [Clarke, Arthur C. & Lee, Gentry]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-10-10T12:00:00+00:00


32

L’esploratore di New York

La suoneria dell’orologio da polso destò il dottor Takagishi da un sonno profondo. Rimase disorientato per alcuni istanti, senza riuscire a ricordarsi dove si trovasse. Si sollevò a sedere sulla branda e si stropicciò gli occhi. Alla fine, si rammentò che era all’interno di Rama e che aveva regolato la sveglia perché suonasse dopo cinque ore di sonno.

Si vestì al buio. Quando ebbe finito, prese una grossa borsa e ci rovistò dentro per un po’. Accertatosi del contenuto, se la mise a tracolla e raggiunse l’uscio della capanna. Si affacciò con cautela a sbirciare fuori. Non vide luci in nessuno degli altri moduli. Trasse un respiro profondo e uscì in punta di piedi.

Il più autorevole studioso mondiale di Rama si allontanò dal campo nella direzione del Mare Cilindrico. Giunto sulla sponda, si calò prudentemente sulla superficie ghiacciata delle scale intagliate nella ripida parete di cinquanta metri. Arrivato in fondo, si sedette sull’ultimo gradino, nascosto a ridosso dello strapiombo. Pescò dalla borsa delle speciali galosce che attaccò alle suole delle scarpe. Prima di avventurarsi sul ghiaccio, lo scienziato calibrò il suo navigatore personale in modo da poter mantenere una direzione costante, una volta lasciatosi alle spalle la costa.

Quando fu a circa duecento metri dalla sponda, cavò da una tasca la centralina meteorologica portatile. Gli cadde di mano, rompendo il silenzio della notte con un breve tonfo secco sul ghiaccio. Takagishi la raccolse un istante dopo. Il monitor indicava una temperatura di due gradi centigradi e un vento debole che spirava sul ghiaccio a otto chilometri orari di velocità.

Takagishi inspirò a fondo e rimase sorpreso cogliendo un odore strano eppure familiare. Interdetto, inalò di nuovo, stavolta concentrandosi sull’odore. Non c’era alcun dubbio: era fumo di sigaretta! Si affrettò a spegnere la torcia e rimase immobile sul ghiaccio. La sua mente si mise a lavorare al massimo regime, in cerca di una spiegazione. Francesca Sabatini era l’unica fumatrice tra i cosmonauti. Che lo avesse seguito mentre si allontanava dall’accampamento? Che avesse visto la luce quando aveva consultato la centralina meteo?

Tese le orecchie per cogliere qualche rumore, ma non udì nulla nella notte ramana. Rimase comunque in attesa. Quando l’odore di sigaretta si fu dissolto da parecchi minuti, il dottor Takagishi riprese ad avanzare sul ghiaccio, fermandosi ogni quattro o cinque passi per assicurarsi di non essere seguito. Alla fine, si persuase di non avere Francesca alle calcagna. Tuttavia, il prudente Takagishi non riaccese la torcia elettrica finché, allontanatosi di oltre un chilometro, gli venne il dubbio di avere deviato dalla direzione giusta.

Impiegò in tutto quarantacinque minuti per raggiungere la sponda opposta del mare e la città-isola di New York. Quando fu a cento metri dalla riva, lo scienziato giapponese recuperò dalla borsa una torcia elettrica più potente e l’accese. La vista delle sagome spettrali dei grattacieli gli fece correre un brivido di trepidazione per la spina dorsale. Finalmente era lì! Finalmente poteva cercare risposta alle domande di tutta una vita senza essere intralciato dai programmi decisi arbitrariamente da qualcun altro.

Il dottor Takagishi sapeva già quale parte di New York voleva raggiungere.



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